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Storia dell'Angola
I boscimani (Khoisan) furono i primissimi abitanti dell'Angola
vivendo di caccia ed agricoltura. Furono sotto la dipendenza del Congo
per lo spostamento dei Bantu nel 1000 d.C.fino a quando, nel XIV sec.,
non si costituì il locale impero bantu del Manikongo.
La storia della colonizzazione dell'Angola ha inizio alla fine del XV
sec. ad opera dei Portoghesi guidati dal capo della potente flotta Diogo
Cão. L'occupazione divenne definitiva dal 1560 con P.Dias de Novais,
quando alla colonizzazione commerciale fece subito seguito quella
militare. Di pari passo, si mossero verso l'Angola i primi
evangelizzatori. Furono periodi bui per la popolazione, deportata come
schiava nelle piantagioni del Brasile. La tratta, una delle più fiorenti
delle coste in mano ai trafficanti europei, fu sostenuta dalle stesse
etnie che, per evitare le deportazioni, si misero a commerciare essi
stessi procurando la "materia prima" direttamente dall'entroterra. Ma i
regni locali si opposero strenuamente alla schiavitù. Se nel 1450 la
popolazione angolana era di circa 18 milioni di abitanti, dopo 4 secoli
essa si ridusse ad 8 milioni.
Quando nel XIX sec. la schiavitù iniziò ad essere abolita, lo
sfruttamento dell'Angola si orientò verso le miniere di diamanti e le
risorse agricole. L'occupazione portoghese continuò, sancita dalla
Conferenza di Berlino (1884) che divise l'Africa tra i colonizzatori
europei, ma non fu una presenza ben accetta. La continua presenza
militare in Angola fu costretta alla forza per la resistenza degli
Angolani sino a quando, nel 1951, il Portogallo definì questa terra come
una provincia d'Oltremare, primo passo verso la sua liberazione. Il
Movimento popolare per la Liberazione dell'Angola ed il Fronte Nazionale
per la Liberazione dell'Angola avevano l'obiettivo di vedere
riconosciuto il diritto all'autodeterminazione ed all'indipendenza del
popolo e per questo lottarono sino al 1975. Ma, riconosciuta dopo alcune
sconfitte militari la loro indipendenza, i Portoghesi assistettero alle
lotte intestine tra le diverse forze in campo per la riorganizzazione
politica dell'Angola. Lo scontro vedeva da una parte l'appoggio
americano e dello Zaire ad una forza di liberazione, dall'altro il
sostegno sovietico all'altra fazione, dall'altro ancora l'appoggio del
Portogallo e del Sud Africa ad una terza fazione. Il risultato, alla
fine di scontri che videro l'ingerenza pure di 15000 soldati cubani e
l'occupazione a nord ed a sud del paese di forze militari dello Zaire e
del Sud Africa, fu il riconoscimento dell'indipendenza dal Portogallo,
la capitale a Luanda e la Presidenza del Paese ad Agostinho Neto, capo
del Movimento della Liberazione. Nonostante tutto, quindi, la guerriglia
interna continuò e molti lasciarono le campagne per la paura delle mine
e degli attacchi militari. La guerra andò avanti ed anche in modo molto
cruento, con i cubani alleati degli angolani. Soltanto nel 1988, per le
pressioni internazionali, il crescere delle spese militari e
l'apartheid, il Sudafrica firmò a New York un accordo di pace con Angola
e Cuba. Ma fu una pace fittizia, poiché Stati Uniti e blocco sovietico
continuavano a sobillare militarmente le due parti in cui era diviso il
paese, finanziando la guerra con il petrolio ed i diamanti presenti in
quantità nel sottosuolo del paese africano. Il tutto sino al 4 aprile
2002 quando, in seguito anche al tentativo dell'ONU di bloccare il
conflitto, viene firmato a Luanda il cessate il fuoco.